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Nuovo studio americano: le sigarette elettroniche aiutano a smettere di fumare

21 Agosto 2013 in Salute

In Italia le tasse, all’estero gli studi. La sigaretta elettronica torna a far parlare di sé, ma questa volta, messe da parte le polemiche “tutte italiane” su accise e lobby, in primo piano c’è nuovamente il “lato positivo” delle e-cig: riducono o azzerano il ricorso alle sigarette tradizionali e, soprattutto, eliminano minacce per la salute come quella del monossido di carbonio. È quanto emerge da uno studio pilota che sarà pubblicato sull’American Journal of Health Behavior condotto da un gruppo di ricercatori indipendenti, tra i quali esperti di contrasto al tabagismo come Mitchell Nides e il condirettore del Cancer Prevention and Control della Mayo Clinic Scott J. Leischow. Lo studio è finanziato da Njoy, marchio leader del mercato Usa delle sigarette elettroniche, che ha recentemente innalzato la quota riservata a marketing e ricerca a 75 milioni di dollari grazie anche all’intervento di “investitori” famosi come Sean Parker, il ragazzo “prodigio” ideatore di Napster, poi “guru” di Facebook, oggi Spotify.

Lo studio – L’anteprima dello studio pilota, fornitaci dalla rivista americana – la pubblicazione online è prevista a ottobre -, conferma su piccoli numeri quello che gli esperti di lotta al fumo di sigaretta affermano da tempo: l’uso della sigaretta elettronica riduce drasticamente il ricorso al tabacco e in alcuni casi permette di abbandonare del tutto le sigarette tradizionali. I ricercatori americani hanno “arruolato” 25 fumatori tra 18 e 63 anni, nessuno dei quali interessato a smettere di fumare. Mediamente consumavano 20 sigarette al giorno. Forti, ma non fortissimi fumatori ai quali è stata fornita durante la settimana di sperimentazione una sigaretta con un’elevata concentrazione di nicotina, 45 mg/ml, volendo approfondire anche alcuni aspetti legati all’assorbimento della sostanza e l’influenza su indicatori cardiaci e polmonari. I ricercatori hanno, quindi, monitorato il cambiamento delle abitudini legate al fumo per una settimana e dopo 12 ore di astinenza da nicotina, sottoponendo i partecipanti a visite mediche prima e dopo il periodo di osservazione.

Risultato: nel giro di 7 giorni il 90% dei partecipanti ha ridotto il consumo giornaliero di “bionde” in media di circa il 40% (circa 7 sigarette) e alla fine dello studio 4 persone sono passate del tutto alla sigaretta elettronica dicendo addio al fumo di sigaretta. Con importanti benefici, affermano i ricercatori, visto che “i livelli di CO (monossido di carbonio) non sono cresciuti dopo nessuna delle serie di inalazioni, confermando che il riscaldamento della soluzione di nicotina non ha portato alla combustione”. Più elevata è stata, invece, la concentrazione nel sangue di nicotina registrata nelle prime fasi dopo l’astinenza.

Per i ricercatori si tratta di uno studio dai numeri ancora troppo piccoli, ma che può fornire un sostegno alla lotta contro il tabagismo perché la sigaretta elettronica è “apprezzata dagli utilizzatori, ha pochi effetti collaterali e determina una significativa riduzione del fumo” anche dopo una sola settimana.

Negli Stati Uniti ci sono 44 milioni di fumatori, il 19% della popolazione, e ogni anno la metà cerca di smettere, ma ci riesce solo il 4%. Negli ultimi anni il mercato americano dei prodotti per smettere si è arricchito di nuovi preparati, medicinali e non, ma con scarso successo sullo “zoccolo duro” di fumatori, mentre è cresciuto l’impiego di prodotti a base di nicotina e mentolo che secondo gli esperti accrescono la dipendenza.


Di Cosimo Colasanto

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