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Convegno Anafe e Fiesel, lezione sulla sigaretta elettronica. Il resoconto.

31 Ottobre 2013 in AssociazioniNotizie

“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”. Gino Bartali avrebbe sintetizzato così le conclusioni del  convegno “La sigaretta elettronica in Italia, tra regolamentazione e tassazione” che si è tenuto il 29 ottobre alla Sala del Cenacolo del Complesso della Camera dei Deputati. Un’ulteriore tappa del confronto tra il mondo della sigaretta elettronica – una parte di quel mondo, la più rappresentativa dal punto di vista economico, ma non la sola – e la politica nostrana, persa nella quadratura dei bilanci. Posto che forse ancora nessuno sa bene dove andrà e dove portare il mercato della sigaretta elettronica. Posto che gli unici ad avere le idee ben precise sono in questo momento i rappresentanti dei tabaccai, non a caso invitati a stringere l’armistizio con i produttori. Posto tutto questo, il settore ha bisogno di prospettive nuove. Ma quali?

È la prima volta che Anafe si è presentata nella nuova veste, di associazione dei big della e-cig nostrana aderente a Confindustria e, dopo mesi di dibattiti, consensi e critiche, insieme a Fiesel, la neonata sigla aderente a Confesercenti. Ecco il resoconto di questa giornata così come l’hanno raccontata le agenzie. Con tre spunti conclusivi.

I promotori

Per il settore delle sigarette elettroniche sono intervenuti i Presidenti delle due associazioni, Massimiliano Mancini per Anafe-Confindustria e Massimiliano Federici per Fiesel-Confesercenti. Per Massimiliano Mancini, presidente di Anafe-Confindustria “il settore della sigaretta elettronica ha bisogno di una regolamentazione a 360 gradi, che parta da una corretta definizione del prodotto e che regolamenti l’intera filiera produttiva e distributiva, passando per una tassazione equilibrata che non distrugga un settore estremamente vitale e nel quale l’Italia è leader europeo e secondo al mondo per capacità produttiva e distributiva”. Per Massimiliano Federici, presidente di Fiesel-Confesercenti “le conseguenze di una normativa che colpisce numerosi giovani imprenditori, oltre a produrre conseguenze dirette ed immediate sull’occupazione, minerà le certezze di una generazione di giovani che avrà imparato e terrà a memoria una dura lezione: in Italia non vale la pena mettersi in gioco e fare impresa nonostante si seguano le regole”.

La politica

L’on. Fabio Lavagno (SEL) dice: “Dobbiamo distinguere il dato che attiene alla salute e che dovrebbe essere a monte della riflessione. E la materia fiscale. Il decreto IVA parte nel tassare i prodotti succedanei al tabacco e lo fa senza conoscere bene il settore. La commissione finanze non ha ascoltato i rappresentanti del settore affrontando la materia con l’obiettivo di fare cassa. Ma in termini di finanza pubblica 117 milioni sono pochissimi . L’unica certezza è che la tassazione è eccessiva. C’è una giustificazione monopolizzatrice da parte dello Stato e una volontà moralizzatrice: evitare una dipendenza. Non possiamo permetterci di veder vanificato un settore produttivo che funziona. Siano tassati in maniera più pesante i contenuti di nicotina e non anche le batterie che fanno funzionare le e-cig. Attualmente c’è anche un problema di tracciabilita’ dei liquidi ricaricabili”.

L’On. Aris Prodani (Movimento 5 Stelle) ha posto l’accento sul fatto che se l’interesse primario fosse stato la salute dei cittadini “la sigaretta elettronica non avrebbe dovuto subire nessuna tassazione, ma al contrario il Governo avrebbe dovuto sostenere il settore” che ha portato sul mercato un prodotto meno dannoso e che ha creato posti di lavoro e nuove opportunità anche di esportazione.

L’On. Ignazio Abrignani (Vicepresidente X Commissione Attività Produttive, PDL) ha ricordato il suo impegno volto a sostenere il settore delle sigarette elettroniche presentando un progetto di legge che da un lato regolamenta il settore, e dall’altro gli permette di continuare a crescere e investire, in un momento in cui il nostro Paese ha un grande bisogno di fare impresa. Abrignani ha dichiarato che “anche a costo di scendere di nuovo in piazza” con le categorie dei produttori e distributori di sigarette elettroniche e liquidi per ricariche, combatterà una dura battaglia al Ministero dell’Economia e Finanze affinché questa tassa venga rimodulata e ridimensionata. “Non abbiamo ancora individuato eventuali danni per la salute, quindi resto d’accordo con una normativa che preveda alcune restrizioni. Ma la sigaretta elettronica fa meno male delle sigarette tradizionali, dobbiamo normare la novità e non prendere un settore in crescita e provare ad ammazzarlo con una tassa troppo alta”.

La salute, questione marginale?

Al posto del ministro, a rappresentare il Ministero della Salute c’era il Direttore Generale della Prevenzione, Carlo Ruocco. Per l’Istituto Superiore di Sanità, la direttrice Roberta Pacifici che, nel confermare la minore tossicità delle sigarette elettroniche data l’assenza della combustione del tabacco, ha ribadito l’importanza di una regolamentazione e di certezze sugli effetti per la salute delle sigarette elettroniche nel lungo periodo.

Dall’introduzione della sigaretta elettronica i fumatori tradizionali sono diminuiti dell’8 %, un risultato unico secondo il Riccardo Polosa, Prof. Di Medicina Interna – all’Università di Catania.

Il punto giuridico

Al dibattito è intervenuto anche l’avv. Filippo Fioretti, esperto di diritto comunitario che all’interno del dibattito ha fatto un po’ l’avvocato del diavolo, lanciando una provocazione. “La scelta di equiparare il fumo elettronico al fumo tradizionale può essere interpretata come una scelta di coerenza del legislatore. Ma è ovvio che in quest’ottica va rivista anche la modalità di vendita. La legge vigente vieta ai tabaccai di vendere prodotti surrogati al tabacco. E in questo quadro normativo la sigaretta elettronica lo è. Senza considerare che i tabaccai hanno un aggio del 10%, cosa che potrebbe determinare una discriminazione al momento della vendita e provocatoriamente si potrebbe ipotizzare che il legislatore abbia legiferato così da poter favorire il monopolio”.

In sintesi:

  • Politici. Quelli presenti tutti d’accordo sulla mancanza di concertazione: di tavoli per affrontare il nodo tassazione non ce ne sono stati. La fase è rischiosa, perché la caccia alle coperture per la Legge di Stabilità potrebbe rendere davvero difficile riaprire la partita.
  • Produttori. Bene finalmente la richiesta di una regolamentazione seria, di largo respiro. Il primo giro di boa europeo sulla Direttiva dei prodotti di tabacco rafforza l’idea della libera vendita ed è giusto continuare su questo tema. Ma le sigarette elettroniche senza nicotina fanno parte
  • Settore Aams. Resta il grande problema per i piccoli esercenti. Non solo la tassazione, ma anche i depositi fiscali, insostenibili per aziende al momento in difficoltà. Il problema sembra ormai accantonato. Più che un armistizio, un compromesso.

Nessun settore può andare lontano senza la partecipazione dei consumatori. Si parla di tutela del settore. In Francia la questione è portata avanti con la partecipazione dei vapers. E in Italia?


Di Cosimo Colasanto

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