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Sigarette elettroniche e accise, vincerà l’e-venditore polacco?

25 Settembre 2014 in Leggi e normativeNotizie

Accise sui tabacchi? “Quell’equivalenza con la sigaretta elettronica non s’ha da fare”. Lo hanno detto a chiare lettere ai parlamentari i rappresentanti del mondo e-cig nell’audizione alla commissione Finanze di pochi giorni fa. Al centro dell’incontro il contestato schema del decreto legislativo per il riordino delle accise dei tabacchi approvato il 31 luglio dal Consiglio dei ministri. Il testo originale prevede, infatti, un’imposta di consumo pari al 60 per cento dell’accisa gravante sull’equivalente quantitativo di 1 kg di sigarette. Sarebbe il colpo finale ad un settore, quello delle sigarette elettroniche, già stremato dalle campagne negative sulla stampa, dal lavoro ai fianchi della Federazione dei tabaccai e da norme punitive che il Tar Lazio ha già provveduto a rinviare all’esame della Corte Costituzionale.

I calcoli del governo sono sbagliati

Da tempo i produttori e gli esercenti avevano chiesto un tavolo tecnico per scrivere le norme insieme. Snobbati e tartassati, non hanno ceduto. E all’incontro in commissione hanno portato i numeri e i documenti che finora nessuno aveva voluto vedere. Prima di tutto sullo scenario mutato: imposte e adempimenti fiscali insostenibili hanno decimato le attività commerciali, che sono passate dalle 4.500 dell’agosto 2013 agli attuali 1.600: il 60% in meno. Il crollo dei consumatori, che si sono dimezzati, passati in una manciata di mesi da 500mila a 255mila (dati Doxa per l’Iss). Allo Stato che pensava di far cassa sugli svapatori per compensare il minor gettito dalle vendite dei tabacchi, il terrorismo fiscale si è ritorto contro come un boomerang. Altri due dati sulla miopia di quelle previsioni arrivano dai documenti presentati da Anafe, Assifel e Fiesel durante la seduta. Dei 117 milioni di euro di introito previsto dai decreti, ad oggi le casse dello Stato hanno visto il 10-20%. Le cause? Contrazione del fatturato, la fuga verso l’e-commerce, l’acquisto dall’estero.

Il tema dell’equivalenza

Lo schema del decreto si basa su un’imposta di consumo pari al 60% dell’accisa sull’equivalente quantitativo di 1 chilogrammo di sigarette. Uno sconto del 40% in ragione della minore nocività delle e-cig rispetto alle bionde. Le Federazioni contestano questa equiparazione. Prima di tutto perché le accise dei tabacchi dovrebbero essere uno strumento per contrastare e regolare il consumo di tabacco e limitare i danni  per la salute. L’altro motivo: nessuno studio scientifico è in grado di mettere sullo stesso piano un “tiro” di sigaretta convenzionale con una svapata, che cambia in base al tipo di liquido, di dispositivi e batterie. Cambia l’assunzione se un liquido a 18 viene svapata con un big battery oppure con una tascabile. Un “dettaglio” che ai tecnici del ministero dell’Economia resta ancora oscuro. Restando così le cose la tassa su un flacone da 10 ml ammonterebbe a 24 euro, a cui aggiungere i 4 euro e spiccioli di remunerazione netta per il rivenditore e l’altra tassa del 22%, l’Iva. Fatti due conti si arriva a 35 euro per flacone. Rispetto ai 6 euro ante-tasse c’è un balzo del 485%. Per tagliare le gambe a un settore basta molto meno. La relazione tecnica non fa meglio equiparando 10 ml a 80 sigarette: si arriva così ad un prezzo per flacone da 10 ml di 13,50 euro, vale a dire un prezzo finale aggravato del 125%.

Anafe e le altre sigle hanno messo le loro proposte sul tavolo: uno sconto del 90%, in ragione della maggiore sicurezza dello svapo, oppure un’imposta progressiva sostenibile: 1,10 nel 2015, che diventerebbero 1,50 nel 2016 e 2 euro nel 2017. Una boccata d’ossigeno che accompagnerebbe la risalita del commercio mondiale di sigarette elettroniche – gli analisti lo danno in ripresa a partire già dal 2015 – e garantirebbe entrate fiscali certe. Sempre che non si voglia affossare del tutto un settore che stava creando lavoro e reddito in Italia a favore di e-commerce stranieri. Allora ordinare un liquido in Polonia sarà più facile e conveniente. Con buona pace dell’erario italiano e della sicurezza degli svapatori.


Di Cosimo Colasanto

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